E’ considerato legittimo il licenziamento di un lavoratore per motivi disciplinari, dopo la verifica tramite agenzia investigativa, volta a stabilire se gli ammanchi di cassa costituiscano furto.
Nel caso concreto la Corte di Cassazione, con la sentenza n.14454/17, aveva accertato che gli elementi forniti dall’agenzia di investigazione erano stati raccolti in un apprezzabile lasso di tempo, avevano riguardato molteplici episodi e, soprattutto, avevano trovato conferme nelle verifiche contabili operate dal datore di lavoro e ritualmente documentate.
Per quanto riguarda l’utilizzo delle dichiarazioni di dipendenti dell’agenzia investigativa, afferma la Cassazione, la Corte d’appello nella sentenza di merito, risulta essersi uniformata al principio di diritto per il quale, in tema di controlli del datore a mezzo agenzia investigativa, gli illeciti non devono riguardare l’inadempimento della prestazione lavorativa, ma devono incidere sul patrimonio aziendale (mancata registrazione delle vendite ed appropriazione delle somme da parte della cassiera) e non devono presupporre necessariamente illeciti già commessi. Nel caso specifico gli investigatori, fingendosi normali clienti del negozio, si erano limitati a presentarsi alla cassa con la merce acquistata e a pagare il prezzo relativo, senza porre in essere manovre dirette ad indurre in errore l’operatrice. Per la Cassazione, inoltre, viene confermata la regola (posta a tutela del diritto di difesa dell’incolpato) che prevede la tempestività della contestazione ed un accertamento non limitato ad un unico episodio (che potrebbe non risultare sempre significativo), accompagnato dall’accertamento delle giacenze di cassa alla fine della giornata lavorativa.
Già con la sentenza n.25674/14, la Corte di Cassazione era intervenuta, consolidando il proprio orientamento, sulla possibilità di controllo da parte del datore di lavoro tramite investigatori privati, affermando che i controlli si devono limitare agli atti illeciti, non al solo inadempimento dell’obbligazione. La Cassazione, in quel caso, ritenne lecito l’utilizzo di un’agenzia investigativa nei confronti del dipendente con l’obiettivo di tutelare il patrimonio aziendale.