I voucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno resi pienamente tracciabili. Questo è quanto affermato di recente dal Ministro del lavoro Giuliano Poletti anticipando un provvedimento legislativo di correzione al Jobs act.
L’obiettivo è quello di introdurre un controllo, analogo a quello già in essere per il lavoro a chiamata (intermittente), puntando ad impedire possibili comportamenti illegali ed elusivi da parte di datori di lavoro che comunicano l’intenzione di utilizzare il voucher, ma in realtà lo attivano solo in caso di controllo da parte dell’ispettore del lavoro o di infortunio sul lavoro.
Con le norme correttive, i soggetti che utilizzeranno i buoni lavoro (voucher), dovranno comunicare preventivamente, in modalità telematica, il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore per il quale verranno utilizzati, oltre all’indicazione precisa di data, luogo e durata della prestazione lavorativa.
Questo intervento, afferma il Ministero Poletti, è il primo e più immediato risultato di due filoni di attività. Il primo è rappresentato dall’attività ispettiva che conferma come le violazioni più ricorrenti in tema di voucher sono rappresentate dall’utilizzo del lavoratore per più ore o più giornate rispetto a quelle dichiarate, o dal pagamento della retribuzione in parte attraverso buoni lavoro e in parte “in nero”.
Il secondo è costituito da un lavoro di monitoraggio e di valutazione che il Ministero del lavoro sviluppa su tutte le regole del lavoro e che, per i voucher, è stato condotto in collaborazione con l’INPS. Dal lavoro di monitoraggio del 2015 emerge che sono stati utilizzati voucher per retribuire prestazioni di lavoratori che nei mesi precedenti avevano già avuto un rapporto di lavoro, subordinato o autonomo, con lo stesso datore: un fenomeno che interessa il 7,9% dei lavoratori se si prendono a riferimento i 3 mesi precedenti.
Altro dato significativo è quello dei committenti che hanno acquistato voucher per importi rilevanti: commercio, turismo e servizi hanno acquistato voucher per importi superiori a € 100mila. Il ministero, quindi, ritiene necessario un approfondimento sui motivi che hanno determinato una forte crescita del ricorso al lavoro accessorio, al fine di combattere ogni forma d’illegalità e di precarietà nel mercato del lavoro e di colpire tutti i comportamenti che sfruttano il lavoro ed alterano una corretta concorrenza tra le imprese.