La mancata equiparazione per il 2022 tra quarantena precauzionale e malattia determinerà anche delle difficoltà di tipo gestionale. Secondo il Consiglio nazione dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, l’esclusione porterà «estreme difficoltà» nella compilazione del Libro unico del lavoro, poiché per registrare le assenze si dovrà formalmente ricorrere a ferie, permessi o assenze giustificate, anche se tali inquadramenti non rappresentano la realtà della motivazione dell’assenza. Un’alternativa sarà quella di consentire al lavoratore di svolgere la propria attività da remoto utilizzando l’istituto del lavoro agile, purché il soggetto sia in buona salute e non sia stato rilasciato un certificato medico di malattia. In caso contrario, o più semplicemente se lo svolgimento dell’attività del lavoratore non risulta compatibile da remoto, l’assenza dovrà essere giustificata con il ricorso alle modalità appena sopra indicate. In aggiunta, il Consiglio nazione dell’Ordine dei Consulenti del lavoro ricorda che, anche per ragioni di privacy, generalmente dal certificato medico non emerge la diagnosi o comunque la circostanza che si tratti di malattia per quarantena, o altra motivazione. In tale ambito l’Inps, solo dopo diversi mesi, avrà contezza del fatto che il certificato è stato emesso per malattia o quarantena. Pertanto, in caso di mancato rifinanziamento della misura, l’Istituto potrebbe richiedere ai lavoratori le somme erroneamente erogate. Poiché sino al 31 dicembre 2021 i periodi di quarantena coperti da malattia non si computano ai fini del comporto per la conservazione del posto di lavoro e vista l’impossibilità di verificare la motivazione da cui è derivato lo stato di malattia, «alcuni datori di lavoro – rileva ancora il Consiglio nazione dell’Ordine dei Consulenti del lavoro – potrebbero disporre, illegittimamente, un licenziamento per superamento del periodo di comporto, in base a dati da lui non conoscibili. Di qui la conclusione dei Consulenti del lavoro: in ragione della situazione che si sta manifestando in Italia in questo periodo, con la corsa della variante Omicron, «appare evidente la necessità di rifinanziare questa misura per il 2022, in quanto, in mancanza, saranno danneggiati economicamente sia i lavoratori, sia le imprese».